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Tutti chiamati a remare insieme

Piazza San Pietro

Tutti chiamati a remare insieme

Questo è un tempo di meditazione. Vi proponiamo allora di leggere alcuni passi dell’omelia di Papa Francesco, pronunciato davanti al mondo, nella  piazza deserta di San Pietro, venerdì 27 Marzo.

“Come quei discepoli del Vangelo ci siamo resi conto di trovaci tutti sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme. Come i discepoli che parlano a una sola voce e dicono: ” Siamo perduti”, così noi ci siamo accorti che possiamo andare avanti solo insieme. ”Maestro non ti importa che siamo perduti? “

Mentre i discepoli sono naturalmente allarmati e disperati, Egli sta a poppa nella barca. E che cosa fa? Nonostante il trambusto, dorme sereno, fiducioso nel Padre; è l’unica volta in cui nel Vangelo vediamo Gesù che dorme. Quando poi viene svegliato, dopo aver calmato il vento e le acque, si rivolge ai discepoli in tono di rimprovero: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?» (v. 40).

Ma essi non avevano smesso di credere in Lui, infatti lo invocano. Ma vediamo come lo invocano: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?» (v. 38).  Pensano che Gesù si disinteressi di loro, che non si curi di loro. Tra di noi, nelle nostre famiglie, una delle cose che fa più male è quando ci sentiamo dire: “Non t’importa di me?”.  È una frase che ferisce e scatena tempeste nel cuore. Avrà scosso anche Gesù. Perché a nessuno più che a Lui importa di noi. Infatti, una volta invocato, salva i suoi discepoli sfiduciati.

La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità.

Con la tempesta è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri ego, sempre preoccupato della propria immagine, ed è rimasta scoperta ancora una volta quella benedetta appartenenza comune, alla quale non possiamo sottrarci, l’appartenenza come fratelli.

“Perchè avete paura. Non avete ancora fede?”.  Signore, ci rivolgi un appello alla fede. Che non è tanto credere che Tu esista, ma venire a Te e fidarsi di Te. Ci chiami a cogliere questo tempo di prova come un momento di scelta. Non è il tempo del Tuo giudizio, ma del nostro giudizio, il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa. Di separare ciò che conta da ciò che non lo è. E’ il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri. Davanti alla sofferenza, dove si misura il vero sviluppo dei nostri popoli, scopriamo e sperimentiamo la preghiera sacerdotale di Gesù “Che tutti siano una cosa sola”.

Quanti padri, madri, nonni, nonne, insegnanti, mostrano ai nostri bambini con gesti piccoli e quotidiani come attraversare una crisi, alzando lo sguardo e stimolando la preghiera.

La preghiera e il servizio silenzioso: sono le nostre armi vincenti.  “Perchè avete paura. Non avete ancora fede?”.  L’inizio della fede è saperci bisognosi di salvezza. Non siamo autosufficienti. Da soli affondiamo. Invitiamo Gesù nelle barche delle nostre vite. Consegnamogli le nostre paure, perché Lui le vinca. Perché questa è la forza di Dio. Volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le cose brutte.

In mezzo all’isolamento nel quale stiamo patendo la mancanza di affetti e degli incontri, sperimentando la mancanza di tante cose, ascoltiamo ancora una volta l’annuncio che ci salva.

E’ risorto e vive accanto a noi.”

1 Comment
  • Giiovanna Gottero
    Rispondi

    Grazie per averci trascritto questo testo da meditare. Grazie Don Gianni. Grazie a chi segue il sito

    3 aprile 2020 at 15:36