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Chi siamo La Confraternita della Misericordia (CDM) nasce nel 1577 con le funzioni di una moderna Conferenza di S. Vincenzo. e dal 1678 il Santuario dell'Annunziata è sotto la sua cura e custodia. Ad oggi conta su 150 iscritti e attraverso la formazione di Gruppi di Volontariato è operativa sul territorio chierese a favore della Comunità.
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“Il peso delle chiavi”

“Il peso delle chiavi”

Dal libro del profeta Isaìa
Is 22,19-23

Così dice il Signore a Sebna, maggiordomo del palazzo:
«Ti toglierò la carica,
ti rovescerò dal tuo posto.
In quel giorno avverrà
che io chiamerò il mio servo Eliakìm, figlio di Chelkìa;
lo rivestirò con la tua tunica,
lo cingerò della tua cintura
e metterò il tuo potere nelle sue mani.
Sarà un padre per gli abitanti di Gerusalemme
e per il casato di Giuda.
Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide:
se egli apre, nessuno chiuderà;
se egli chiude, nessuno potrà aprire.
Lo conficcherò come un piolo in luogo solido
e sarà un trono di gloria per la casa di suo padre».

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Rm 11,33-36

O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio!
Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!
Infatti, chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore?
O chi mai è stato suo consigliere?
O chi gli ha dato qualcosa per primo
tanto da riceverne il contraccambio?
Poiché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose.
A lui la gloria nei secoli. Amen.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 16,13-20

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

Sebna era primo ministro di re Ezechia, ma si era dimostrato avido e megalomane in assenza del re; viene sostituito da Eliakim. Notare l’espressione; gli porrò sulla spalla…    Questo simbolo delle chiavi non l’ha inventato Gesù, lo troviamo in moltissimi graffiti già prima dell’Esilio. Gesù lo riprende per conferire solennemente a Pietro la responsabilità della chiesa.

Questo episodio è raccontato solo dal vangelo di Matteo, a metà degli anni ’80; Luca, suo contemporaneo, non lo riporta, e neppure Marco, che ha quasi vent’anni di meno, e tanto meno Giovanni che ha vent’anni di più. Contiene una affermazione molto decisa sul primato di Pietro: tu, Pietro, ricevi il potere delle chiavi e lo terrai per sempre. Quando fu composto il vangelo di Matteo, Pietro era già morto da un ventennio, al suo posto c’erano stati dei successori, Lino, Cleto, vescovi della chiesa di Roma, ai quali, come a Pietro, toccava in ultima analisi il potere decisionale, l’ultima parola.  Di qui è nato il modello di chiesa che noi conosciamo: una struttura piramidale, che ha al suo vertice il successore di Pietro, e poi una scala gerarchizzata, di vescovi, sacerdoti, diaconi, laici ecc.

Eppure all’inizio forse non era così. Pietro non era l’unico riferimento nella chiesa primitiva: Paolo aveva un seguito grandissimo, quasi tutte le comunità della Grecia e dell’Asia Minore facevano riferimento a lui. Poi c’era Giovanni, in un’isola dell’Egeo, che aveva raccolto l’eredità del suo grande omonimo il Battista, e intorno a Giovanni si era creata una tradizione letteraria e una corrente di spiritualità destinata a durare secoli. E poi a Gerusalemme c’era Giacomo, uno degli apostoli anche lui, che si oppone fermamente a Pietro e non voleva cristiani di origine pagana.   Voglio dire: nella chiesa del I secolo convivevano diverse anime in dialogo anche molto vivace tra loro, e né Pietro né i suoi successori sulla cattedra di Roma non hanno mai fatto valere il loro primato. Era cioè una sorte di gestione collegiale, dove di tutto si discuteva, ed alla fine qualcuno aveva l’incarico di fare una sintesi che andasse bene per tutti.

Però che fatica immane, sentire tutti, capire i loro punti di vista, ma poi mettere a tacere  le ambizioni personali, ignorare le paranoie che inevitabilmente vengono fuori in tutte le assemblee, scartare ciò che non ha nulla a che fare con l’insegnamento di Gesù, infine raccogliere il pensiero di tutti  in uno riassunto poderoso. Che fatica immane! Che poi non va mai bene per tutti, e allora devi sorbirti le critiche, fare i ritocchi….   Sarebbe tutto molto più semplice e funzionale se ci fosse uno che decide per tutti, un uomo solo al potere: meno discussioni, ognuno si tiene le sue opinioni, meno fatica a spremerci il cervello per trovare le soluzioni (ci pensa lui!) Tutto più tranquillo, ci facciamo gli affari nostri, ci resta pur sempre il potere di criticare sottovoce.

Perché in una comunità, religiosa, civile, piccola o grande non importa, nulla è più facile che ricevere consigli, proposte, suggerimenti di iniziative, lampi di genio, ma nulla è più difficile che ricevere collaborazione fattiva, aiuto materiale, gente che si scomoda e viene a darti una mano. Per cui chi si sente responsabile ma viene lasciato solo, si rimbocca le maniche e poco alla volta non tiene più conto delle opinioni altrui.  Forse questa è stata la strada sulla quale pian piano, a malavoglia, si è incamminata la chiesa, e la ragione per cui gli altri vangeli non accennano al primato di Pietro.

L’antidoto alla dittatura, civile, ecclesiastica ecc. ecc. è la partecipazione: se lasci che siano sempre gli altri a decidere, non stupirti se un giorno ti trovi con le mani legate.  Oggi nella chiesa le possibilità di partecipazione si sono moltiplicate: è scomparsa la figura del Papa Re ma anche quella del Parroco Papa; a dire il vero, rischia di scomparire anche la figura del parroco, sta diventando una specie in via di estinzione.  Se amiamo la chiesa e non vogliamo che “le porte degli inferi prevalgano su di lei”, dobbiamo darci una mano, sacerdoti e laici, assumerci ognuno le nostre responsabilità, perché se lasciamo Pietro da solo a remare, non possiamo pretendere che ci porti molto lontano.

 

Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce.

Rispondiamo insieme: ascoltaci, Signore.

Ti preghiamo, Signore, per il nostro paese che sta affrontando momenti difficili. Aiutaci tutti a ricostruire un ambiente dove si possa parlare con serenità, senza urli, minacce e insulti che non fanno bene a nessuno, dove si possano fare cose utili per risollevarci, e dove possiamo guardare al futuro con un po’ di serenità.   Noi ti preghiamo

Ti preghiamo per i poveri della terra, che non hanno i mezzi per difendersi dalle infinite miserie di questo mondo, e che stanno pagando più di noi il prezzo della corruzione internazionale. Risveglia la nostra coscienza perché possiamo sentire la voce del Vangelo al di là delle banalità e delle reticenze che ci vengono regalate ogni giorno da giornali e televisioni.   Noi ti preghiamo

Ti preghiamo per la nostra piccola comunità che fatica a ritrovarsi e a riprendere fiato, ti preghiamo per tutte le associazioni laiche ed ecclesiali della nostra città, per la grande schiera del volontariato, per le parrocchie e i parroci, per il sindaco e gli amministratori: dona a tutti noi il coraggio di andare avanti insieme e di costruire speranza.   Noi ti preghiamo

Ti ringraziamo per la Chiesa dove il papa non è più re, ed anche i laici stanno ritrovando un po’ di spazio. Ti ringraziamo perché ogni domenica possiamo celebrare l’eucarestia e portare ossigeno alla nostra fede. Ti ringraziamo per gli uomini e le donne che hanno dedicato la loro vita a questa Chiesa piena di ombre, ma anche risplendente di luce.   Noi ti preghiamo

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O Dio, luce vera ai nostri passi è la tua parola, gioia e pace ai nostri cuori; fa che illuminati dallo Spirito l’accogliamo con fede viva, per scorgere nel buio delle vicende umane i segni della tua presenza.

Ti offriamo pane e vino, dono della terra e frutto del lavoro dell’uomo. Possa tu accettare la nostra fatica quotidiana, e mantieni sereno il cielo sopra di noi.

Hai seminato la tua parola in noi, e sei stato nostro cibo. Aiutaci in questa settimana a tenere viva la memoria della tua presenza, che il male non abbia prevalere su di noi, e possa trasparire la tua immagine in ogni momento della nostra vita.

 

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