Altre Informazioni
Chi siamo La Confraternita della Misericordia (CDM) nasce nel 1577 con le funzioni di una moderna Conferenza di S. Vincenzo. e dal 1678 il Santuario dell'Annunziata è sotto la sua cura e custodia. Ad oggi conta su 150 iscritti e attraverso la formazione di Gruppi di Volontariato è operativa sul territorio chierese a favore della Comunità.
Dove siamo Vieni a trovarci. Siamo a Chieri in Piazza Trieste n. 1, presso il santuario dell'Annunziata.
Newsletter [wysija_form id="1"]
 

“Il sonno della ragione”

“Il sonno della ragione”

Lettura di riferimento:

Ger 1,4-5.17-19

Nei giorni del re Giosìa, mi fu rivolta questa parola del Signore:

 «Prima di formarti nel grembo materno,
ti ho conosciuto,
prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato;
ti ho stabilito profeta delle nazioni».
Tu, dunque, stringi la veste ai fianchi,
àlzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò;
non spaventarti di fronte a loro,
altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro.
Ed ecco, oggi io faccio di te
come una città fortificata,
una colonna di ferro
e un muro di bronzo
contro tutto il paese,
contro i re di Giuda e i suoi capi,
contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese.
Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno,
perché io sono con te per salvarti»

 

Riflessioni:

Geremia, il profeta inascoltato. Ma chi erano i profeti?

Intorno al 1000 a.C., sotto il regno di Salomone, Israele era diventato uno stato prospero e ricco. Come tutti i sovrani del suo tempo, Salomone governava con pugno di ferro e guanto di velluto. Il pugno di ferro erano i funzionari dello stato, l’apparato fiscale, l’esercito. Il guanto di velluto l’aveva inventato lui quando aveva deciso di costruire il Tempio di Gerusalemme. Il Tempio di per sé assolveva solo a compiti religiosi, il Tempio era officiato da una classe sacerdotale colta, intelligente e preparata. A Salomone e ai suoi successori fu sufficiente colmare di ricchezze e di privilegi questa classe sacerdotale per trasformarla in un altro formidabile strumento di potere, il guanto di velluto appunto.

Il tempio godeva di alto prestigio presso la gente, e diventò un potente strumento di persuasione nelle mani del re, un mezzo per portare consenso popolare alle politiche del re. I sacerdoti andavano ripetendo: “La volontà di Dio e la volontà del re coincidono, Dio e il re sono d’accordo, se ubbidite al re fate la volontà di Dio, ma se disubbidite al re sappiate che vi mettete contro Dio”.

Il gioco era fatto: grazie alla forza di persuasione del Tempio il potere era saldo nelle mani del re.

Il resto è stato facile: grandi feste religiose spettacolari che contentavano il popolino, grandi mangiate e bevute nel nome di Dio.

Il rovescio della medaglia è stato pesantissimo: l’appiattimento della coscienza.  Accade sempre: quando la fede si stempera in formalità rituali, si riduce a gesti ma non coinvolge più la coscienza, cade ogni freno morale perché viene meno la percezione del bene e del male. Un po’ come avviene oggi: non c’è più spazio per la voce di Dio.

Il re e il Tempio non avevano fatto i conti con il Dio vivente, e la voce dello Spirito, cacciata dalla porta, è rientrata dalla finestra attraverso la voce dei Profeti.  Nel linguaggio comune, profeta è una sorta di indovino, uno che predice il futuro. I profeti della Bibbia non hanno predetto il futuro, sono stati invece degli attenti osservatori del presente; hanno saputo leggere in profondità il loro tempo e ancora oggi avrebbero ancora molto da insegnare.

Durante i 400 anni della monarchia i profeti hanno sempre rappresentato la coscienza critica di Israele, il dissenso verso il Tempio e verso il Re.  Erano dei laici, unica eccezione Ezechiele, attivo quando ormai la monarchia era tramontata. Laici coraggiosi che hanno sfidato la classe dirigente del loro tempo, Davide contro Golia, personaggi tormentati che hanno lasciato nella Bibbia pagine umanissime.

La profezia, lo sguardo penetrante,  la capacità cioè di osservare le cose al di sotto della superficie di esse, è dono che lo Spirito elargisce a tutti i cristiani, ma noi cristiani lo usiamo poco questo dono, eppure il nostro tempo ne ha un bisogno estremo.

La nostra è la civiltà dell’immagine: conta quello che si vede, ciò che appare.

Ciò che non appare, quello che sta dietro la superficie delle cose rimane nell’ombra..

Lo vediamo dappertutto: al mercato conta la frutta bella, la firma, il marchio, la confezione e nelle persone conta il vestito, il modo di porgersi, la bellezza fisica, il fascino.

Questa attenzione esasperata agli aspetti esteriori è una  delle cause della superficialità del modo in cui si formano e si disfano le coppie. La difesa dell’immagine porta all’iper protezionismo nei confronti dei figli: se non va bene a scuola la colpa è sempre dei professori che l’hanno preso in antipatia; per non parlare poi della superficialità della pubblica amministrazione, della politica: qui ci sarebbe un campionario degno del prossimo carnevale.

Leggevo su un giornale che una mattina, nella stazione della metropolitana di New York, un giovane stava suonando il violino nella indifferenza di tutti. Nessuno si fermava un attimo ad ascoltare. La sera prima, al teatro Metropolitan, lo stesso giovane Yoshua Bell, uno dei massimi violinisti viventi, con lo stesso violino, uno Stradivari del ‘700, aveva eseguito un concerto con un biglietto d’ingresso da capogiro.  Nella stazione ferroviaria non c’era il contesto, non c’era la cornice: mancava l’apparenza e nessuno ha saputo andare oltre, cogliere la realtà.

Uno dei beni preziosi che stiamo perdendo è la capacità di pensare con la nostra testa. Sotto il bersaglio continuo della televisione e dei giornali finiamo di pensare quello che ci dicono di pensare, finiamo di ragionare con la testa dei partiti o dei giornalisti pagati da loro, o di dar credito alla voce che grida più forte.  E quando le persone perdono la loro capacità critica, non sanno più riflettere, ragionare, diventano una barca alla deriva, in preda alla corrente. Tutte le dittature del secolo scorso in Europa sono sempre state preparate dall’appiattimento della  coscienza critica: a far paura non è tanto il dittatore in sé, ma la mancanza di cervello di quelli che lo votano.

Non avete mai fatto l’esperimento della rana?  Prendere una rana e mettetela in una pentola di acqua fredda. La rana non si muove. Accendete il gas piano piano: la rana prova piacere nell’acqua meno fredda. Spegnete, lasciate riposare e riaccendete. La rana penserà: sì, fa un po’ caldo, ma non si muove ancora.  Spegnente, date un po’ di tregua e riaccendete. La rana suda e sbuffa ma pensa: prima o poi tutto tornerà normale, e rimane lì. Poco a poco, gradualmente, voi potete far bollire una rana senza che si ribelli.

Qualcuno tanto tempo fa diceva: chi ha orecchi da intendere, intenda.

Non ci sono commenti

Pubblica commento