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“La terza via”

“La terza via”

Dal libro del profeta Isaìa
Is 40,1-5.9-11

«Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio -.
Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata, perché ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi peccati».
Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio.
Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata.
Allora si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la vedranno, perché la bocca del Signore ha parlato».
Sali su un alto monte, tu che annunci liete notizie a Sion!
Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie a Gerusalemme.
Alza la voce, non temere; annuncia alle città di Giuda:
«Ecco il vostro Dio!
Ecco, il Signore Dio viene con potenza, il suo braccio esercita il dominio.
Ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede.
Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna;
porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri».

Dalla seconda lettera di san Pietro apostolo
2Pt 3,8-14

Una cosa non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un solo giorno è come mille anni e mille anni come un solo giorno.
Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezza. Egli invece è magnanimo con voi, perché non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi.
Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli spariranno in un grande boato, gli elementi, consumati dal calore, si dissolveranno e la terra, con tutte le sue opere, sarà distrutta.
Dato che tutte queste cose dovranno finire in questo modo, quale deve essere la vostra vita nella santità della condotta e nelle preghiere, mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli in fiamme si dissolveranno e gli elementi incendiati fonderanno!
Noi infatti, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia. Perciò, carissimi, nell’attesa di questi eventi, fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia.

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 1,1-8

Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
Come sta scritto nel profeta Isaìa: «Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri», vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

 

L’importanza di Giovanni nei Vangeli è seconda solo a Gesù; anche lui era un rabbì, aveva cioè una nutrita schiera di discepoli, che sopravvivranno ben oltre la morte del maestro.  Con questi discepoli di Giovanni devono fare i conti anche i discepoli di Gesù: due scuole con molti punti in comune ma anche molte divergenze. Una tradizione tardiva riportata in Luca cerca addirittura di stabilire rapporti di parentela fra Gesù e Giovanni, nel tentativo di attutire i contrasti, che certamente ci furono tra le due scuole di pensiero.

E’ significativo che Gesù fu per un certo tempo al seguito di Giovanni, ma Giovanni, che pure lo aveva indicato come Messia, non fu mai discepolo di Gesù.  Giovanni si era allontanato dall’istituzione religiosa ufficiale, il Tempio, che non aveva saputo assolvere al suo compito. Un compito in verità difficile: rispondere alle esigenze spirituali di tutti è quasi un’utopia.  Come parlare ad un pubblico disomogeneo per cultura, appartenenza etnica? Come conciliare le attese delle classi colte con quelle dei più poveri? Come arrivare ai problemi esistenziali di tutti nel rispetto delle coscienze?  Un compito molto impegnativo, di fronte a cui il Tempio aveva pensato di dover scegliere: o rivolgersi a chi può capire, abbandonando gli altri al loro destino, oppure ridurre tutto in briciole, banalizzando e semplificando quanto basta, per poter essere compreso anche dagli ultimi.

Il Tempio segue questa seconda strada: troppo complicato, e forse inutile, spiegare alle masse chi è Dio, che cos’è la giustizia, come fa Dio a ricompensare, che cosa è la vita eterna ecc.  Troppo difficile, la gente non ha voglia di pensare. Lasciando da parte tutti i problemi teologici inaccessibili ai più, così si pensa, il Tempio indica poche cose semplici da fare; tanto basta per essere giusti davanti a Dio.   E qui il discorso diventa molto più facile e tutti lo capiscono: gesti rituali, cerimonie religiose, divieti alimentari, preghiere a orologeria e, ovviamente, offerte generose al Tempio per la gloria di Dio e la tranquillità di coscienza.

Forse la scelta del Tempio era inevitabile davanti alla montagna dell’ignoranza della gente, ma il prezzo pagato era stato altissimo: la fede ridotta a una serie di cose da fare.  Non ricerca della verità, attenzione alla volontà di Dio nella propria situazione esistenziale, non cooperazione alla salvezza….  Niente di tutto questo: solo cose da fare.  Lontano dal tempio di pietra, nel deserto Giovanni aveva trovato il suo nuovo tempio, la gente: quella gente cui l’autorità religiosa aveva dato cose da fare e che invece voleva idee per fare; quella gente sottovalutata, che non poteva capire, e che invece capiva fin troppo bene.

Una riflessione.   Il problema della comunicazione nella comunità cristiana del terzo millennio è gravissimo: tra una Chiesa che è scuola di vita e di spiritualità, ma di accesso non sempre agevole per tutti, e una Chiesa dei santini e delle immaginette, che parla a tutti, ma non dice niente a nessuno, non consegna valori e non aiuta a vivere, c’è una terza via?

La terza via è l’ascolto.

Prima di tutto ascolto di noi stessi. Se faccio silenzio dentro di me e trovo il coraggio di scendere nella coscienza, trovo le mie fragilità, acquisto consapevolezza dei limiti che ho, ma trovo anche i miei sogni, le speranze, i desideri, le attese: anche queste cose mi appartengono, sono me.  Nella propria coscienza ognuno trova ciò che è, e ciò che vorrebbe essere, il punto di partenza e il punto di arrivo.  E allora si rende necessario un altro ascolto: quello della Parola di Dio, che ci indica la strada tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere: provare ad essere un po’ meno aggressivi, meno attaccati alle cose e ai soldi, provare ed essere più giusti, più misericordiosi, meno egoisti….   Beati i miti, beati i poveri, beati i costruttori di pace.

Non saranno grandi feste quest’anno, tappati in casa. Che barba! Però saremo un po’ meno frastornati e, se vogliamo, sarà più facile trovare un momento di quiete per riflettere su noi stessi.  Allora sì che sarà davvero un Natale diverso dagli altri!

 

Vieni, Signore e non tardare; perdona i peccati del tuo popolo.

Rispondiamo insieme: ascoltaci, Signore.

Ti preghiamo per noi stessi, Signore, noi che abbiamo una fede fragile e piena di dubbi. Sostieni la nostra volontà e illumina i pensieri che ci attraversano la mente, perché non abbiamo a perderci nel buio delle contraddizioni di ogni giorno.   Noi ti preghiamo.

Ti preghiamo per la Chiesa, perché sia maestra di spiritualità e si preoccupi di far crescere gli uomini nella fede, perché non si sottragga ai suoi doveri verso la società civile, e non ostacoli nessuno nella ricerca di Dio.   Noi ti preghiamo.

Ti preghiamo per tanta parte del nostro mondo, che non farà festa in questo Natale, per chi ha perso il lavoro e si trova in mezzo alla strada, per gli operatori sanitari e le forze dell’ordine, per gli anziani nelle case di riposo, per chi non ce la fa più a tirare avanti. Possa la nostra fede venire in aiuto alla disperazione di tanti nostri fratelli.   Noi ti preghiamo.

Ti preghiamo per il nostro mondo con tutte le sue contraddizioni; con le luminarie natalizie e la disoccupazione, i babbinatale per la strada e la gente che ha paura del futuro, i grandi discorsi e le misere realtà.  La fede in Te ci aiuti a superare l’ansia e non affogare nella banalità.   Noi ti preghiamo.

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O Dio, luce vera ai nostri passi è la tua parola, gioia e pace ai nostri cuori; fa che illuminati dallo Spirito l’accogliamo con fede viva, per scorgere nel buio delle vicende umane i segni della tua presenza.

Insieme al pane ed al vino ti offriamo Signore le nostre fragilità, nell’attesa del Tuo ritorno, quando verrai a prendere fra le braccia le pecore deboli e malate.

Ci affidiamo a te signore nella settimana che verrà, accettando dalle tue mani il sole e la notte, la gioia e la fatica. Aiutaci a trovare spazio per noi stessi e per i nostri pensieri, perché possiamo incontrarti nel silenzio come ora ti abbiamo incontrato nell’Eucarestia.

 

2 Commenti
  • Diana Barbieri
    Rispondi

    Grazie.

    6 Dicembre 2020 at 11:23
  • Giuseppina Perazzo
    Rispondi

    Commento al Vangelo sempre profondo, mai ovvio, che ci permette o ci sprona a meditare, a essere migliori, a fare qualche sforzo per trovare in noi una coerenza tra i buoni propositi e un possibile passo in avanti per aderire meglio alla volontà del Padre.

    6 Dicembre 2020 at 16:12

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